Il judo (via della cedevolezza, dal giapponese ju=cedevole, gentile, ragionevole, efficace e do=cammino, via intesi in senso spirituale) è un tipo di lotta elaborato dal maestro Jigoro Kano. Esso fonde i principi di varie scuole di ju-jitsu (arte gentile o della flessibilità), tecnica di combattimento senza armi, secondo alcuni derivata dalla Cina e comunque razionalizzata dai samurai giapponesi. Jigoro Kano fonda la sua scuola, il Kodokan (“luogo dove si studia la Via”) nel 1892: da allora il judo si diffonde in ogni angolo del mondo. In poco più di un secolo milioni e milioni di persone conoscono ed apprezzano il nuovo stile di lotta, che non è soltanto una micidiale arte di combattimento, ma una forma educativa del corpo e dello spirito (Livio Toschi a cui vanno attribuite, salvo indicazione contraria, tutte le citazioni virgolettate); una settantina d’anni dopo la sua ideazione, il judo viene accolto nel grande consesso olimpico (1964 a Tokio sperimentalmente e dal 1972 in via definitiva). È la consacrazione di una vera filosofia di vita, che esalta la capacità di dominare le circostanze senza opporvisi, arrivando a sconfiggere un avversario cedendo apparentemente al suo assalto per neutralizzarlo con movimenti per lo più circolari e rivolgere quindi contro di lui la sua stessa forza.
In Italia il judo giunge per canali insoliti: i primi praticanti in assoluto della cosiddetta lotta giapponese sono i marinai del Marco Polo, e successivamente dell’Incrociatore Vesuvio, che nel 1906 prestano servizio nel Mar della Cina. Il primo italiano abilitato all’insegnamento del ju jitsu (poi judo) è il timoniere Luigi Moscardelli; fra i suoi allievi si distingue il cannoniere scelto Carlo Oletti. Proprio a lui verrà affidata nel 1921 la cattedra di judo presso la Scuola Centrale Militare di Educazione Fisica, da cui venne irradiata la cultura judoistica nel nostro Paese: si può affermare che non esiste Maestro italiano di judo che, alla lontana, non sia in definitiva discepolo di Oletti.
E proprio ai Maestri, ed al lavoro da loro svolto nelle società, si deve la travolgente diffusione di questo sport nella società, che riscuote successo non solo per l’indiscusso fascino dei principi filosofici ed orientali a cui si ispira ma soprattutto per i suoi elevati contenuti educativi e formativi.
L’aspetto agonistico del Judo viene a mano evidenziato e stimolato dall’introduzione di varie competizioni nazionali ed internazionali.
Il Judo a Pavia
A Pavia viene costruita nel 1968 dal Mº Luigi Fiocchi la prima palestra pavese: il Judo Club Pavia. Qui si sono formati centinaia di atleti. Nel 2004 il Mº Luigi Fiocchi decise di lasciare l’attività e passò l’insegnamento al suo allievo Alfonso Policastro.
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